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POLINVERSI OLTRE

Letteratura, poesia, arte

Un inventario della luce di Paolo Polvani


Com’è limpido il cielo e come sgorga.

Sono qui per fare un inventario della luce,
per dare alle pupille le case disseminate
nel paesaggio dell’alba priva di vento.

Sono qui per mietere a piene mani.

Paolo Polvani, Alfabeto delle pietre, 1999

Il bacio di Anne Sexton


La bocca fiorisce come un taglio.
Sono stata maltrattata tutto l’anno, notti
noiose, con nient’altro che ruvidi gomiti
e delicate scatole di Kleenex che dicono
piagnona
piagnona, stupida!

Fino a oggi il mio corpo era inutile.
Ora si strappa da ogni parte
Strappa via gli indumenti della vecchia Mary,
nodo
dopo nodo
ecco: ora è colpito in pieno da questi fulmini
elettrici.
Zac! Una resurrezione!

Un tempo c’era una barca, tutta legnosa
e disoccupata, senza il mare sotto di lei
e bisognosa di una verniciatura. Non era altro
che un mucchio di assi. Ma tu l’hai issata, l’hai
armata.
È stata prescelta.

I miei nervi si sono accesi. Li sento come
strumenti musicali. Dove c’era silenzio
tamburi e archi suonano irrimediabilmente Sei
stato tu a farlo.
Puro genio all’opera. Tesoro, il compositore è
entrato
nel fuoco.

Anne Sexton (traduzione di Cristina Gamberi)

https://it.wikipedia.org/wiki/Anne_Sexton

Non ci è dato sapere di Marina Minet


Non ci è dato sapere ogni cosa
Piante acerbe d’altre primavere
a noi rimangono ignote
come spighe ossidate
dal tempo

Non ci è dato vedere l’impronta
dove il suolo è un albore a venire
Le dita arrese dei moribondi
sbiancano l’ombra
toccano la patria del risveglio
ma a noi
non è dato sapere

Forse non vediamo altro
in questi spazi chiusi dai semafori
dove le attese si coprono di sabbia
a sprofondare i nomi del dolore
O forse abbiamo perso il vero
lo sguardo di quando siamo nati
con i ginocchi sani

Non ci è dato sapere ogni velo
dove soffia quel dubbio che mordendo non passa
sottaciuto fra un tarlo e il respiro

Il fiato si sporca – esistendo – si macchia
È routine questo arbitrio
un antico villaggio
abitato da lupi e da cuori

Eppure ci si alza – talvolta
I piedi si puntano pieni e si avanza
l’uscita dischiude la luce
la crosta s’intaglia, si scioglie
nel braccio si avverte la mano più umana
e al mistero si crede
sentendo la risposta
di un possibile miracolo

inedito, Marina Minet

https://marinaminepoesie.wordpress.com

Sii paziente di Rainer Maria Rilke 


Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che non possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.

Rainer Maria Rilke (da Lettera ad un giovane poeta)

https://it.wikipedia.org/wiki/Rainer_Maria_Rilke

Giorni che passano di Mirella Vercelli


Giorni che passano come una ventata.

Li vedi da una sedia rovesciata
da un cumulo di foglie sul balcone
uno spolverio sui campi
che fa male agli occhi

dolore in tutto il corpo,
se ti tocchi.

Mirella Vercelli, da La solitudine del passo, peQuod 2023

https://www.facebook.com/mirella.vercelli.9/?locale=it_IT

Non pensare alla morte di Maria Benedetta Cerro


Non pensare alla morte / mentre la morte impera.
È il suo tempo – e se lo abbia intero –
Pensa secondo l’infanzia / che sa la morte come un gioco
una parola fra le altre
– che significano il nulla che sono –
Pensa alla vita come un rotolo chiuso
– aprilo ogni giorno per la prima volta –
Credi alla sua lunghezza / e non t’illuda il peso
– secondo lo spessore è la lunghezza
secondo l’immaginazione è la bellezza –
Pensa alla morte come a te stesso
– al suo diritto d’esserti ombra –
Perché chi non ha ombra / non è vivo.

Maria Benedetta Cerro, Macabor 2023

Sempre mi porto questo lungo grido di Ilaria Amodio


Sempre mi porto questo lungo grido
di terre abbandonate, remote
al di là dei mari che separano
vite, contrade e tempi perduti
sempre mi porto questo lungo canto
le radici sepolte nel silenzio
spalancano zolle dimenticate
se crepuscoli solcano i cieli
e la terra si tinge d’ombra
e meraviglia, scavando nel dolore

da Foglia e radice, peQuod 2024

Sguardi di Confine Ilaria Amodio

Sotto il biancore di pelle di Domenico Alvino


Dov’eri
che non ti vedevo
sotto il biancore di pelle
il lampo d’occhi azzurri
o neri
sotto
i fianchi melodiosi
i capelli, la bocca
dove morivo
annebbiandomi in tremori.
Dunque eri lì nascosta che non
ti vedevo
e fuggivo via
e nessuna mi trovava.
Ora sono qui orfano e
vedovo e
monco e fiato senza
un getto.
E invece tu ancora
dove sei
forse su una stella persa
che non mi senti.
Anzi la voglia ti è passata
e punti a un Dio
che si cancella
e ti cancelli.

Domenico Alvino, Roma, 25 dicembre 2007

http://www.literary.it/ali/dati/autori/alvino_domenico.html

Qualunque cosa succeda Virginia Woolf


Qualunque cosa succeda, resta viva.
Non morire prima di essere morta davvero.
Non perdere te stessa,
non perdere la speranza,
non perdere la direzione.
Resta viva, con tutta te stessa,
con ogni cellula del tuo corpo,
con ogni fibra della tua pelle.
Resta viva, impara, studia, pensa,
costruisci, inventa, crea,
parla, scrivi, sogna, progetta.
Resta viva, resta viva dentro di te,
resta viva anche fuori,
riempiti dei colori del mondo,
riempiti di pace, riempiti di speranza.
Resta viva di gioia.
C’è solo una cosa che non devi sprecare della vita,
ed è la vita stessa.

Virginia Woolf

https://it.wikipedia.org/wiki/Virginia_Woolf

Penso a te di Fernando Pessoa


Penso a te nel silenzio della notte
quando tutto è nulla,
e i rumori presenti
nel silenzio sono il silenzio stesso,
allora solitario di me, passeggero fermo
di un viaggio senza Dio, inutilmente penso a te.
Tutto il passato in cui fosti un momento eterno
è come questo silenzio di tutto.
Tutto il perduto, in cui fosti quel che più persi
è come questi rumori,
tutto l’inutile, in cui fosti quel che non doveva essere,
è come il nulla che sarà
in questo silenzio notturno.
Ho visto morire o sentito che morirono,
quanti amai o conobbi,
ho visto non saper più nulla di quelli che un po’ andarono
con me, e poco importa se fu un’ora
o qualche parola;
o un passeggio emotivo e muto,
e il mondo oggi per me è un cimitero di notte,
bianco e nero di tombe e alberi e di chiar di luna,
ed è in questa quiete assurda di me e di tutto
che penso a te.

Fernando Pessoa

https://it.wikipedia.org/wiki/Fernando_Pessoa

Dentro una pozza di cielo di Silvia Rosa


DENTRO UNA POZZA DI CIELO

Dentro una pozza di cielo
i pendagli degli alberi tremolano
in questo giorno che un calendario
ha nominato Primavera,
e risucchia in uno slargo acceso
tutta la terra che ci resta

Dove siamo, mentre la notte
entra sicura sulla destra e vira
al chiaro che svanisce? Dove vanno
le cose che si illuminano,
quando lasciamo un punto piccolo
di fuga per non dimenticare
di fiorire lungo la strada
del ritorno?

Silvia Rosa, da Tutta la terra che ci resta, 2022

https://www.larecherche.it/autore.asp?Utente=silviarosa

La mia strada di Marina Cvetaeva


La mia strada non passa accanto alla casa – la tua.
La mia strada non passa accanto alla casa – di nessuno.
E tuttavia smarrisco il cammino,
(soprattutto – in primavera!)
e tuttavia mi struggo in mezzo alla gente
come un cane sotto la luna.

Marina Cvateava

https://it.wikipedia.org/wiki/Marina_Ivanovna_Cvetaeva

Rituali di Marina Minet


RITUALI

La sera è un corrimano in salita
un oracolo addormentato all’alba
fra le pieghe di nebbie irrisolte

C’è questa fame di parole che mi segue
come una bocca dentata che chiede
che chiede
che chiede, che chiede
omicida
Un rituale su perimetri di discorsi
verità protese
spazi inviolati dove allevarmi i silenzi
Una vocazione inferma
irrisolta
una continua ricerca d’immagini
senza spigoli né rotondità
solo astrazione delusa

Cuciture su cuciture da protocollare
con le unghie in adorazione estrema
di tasti uguali
di continuo simili a ieri, a domani
monotoni nella parodia del rivelare senza dire
Silenzi e poi altri fino a fare chiassi inespressi
sfumature
ghirlande senza fiori precisi
incostante collisione di cadermi addosso
Piogge su piogge
e mi muovo immobile
con la muta castrazione del limite
e mai trovo poesia

Non ho compassione nelle mani
né spazi vuoti per riempirli di parole
solo orme
dolori nascosti fra i cassetti
della perseveranza scettica

Dei Poeti, amo i timori
la nobiltà delle ferite
rivestite di magnolie

Marina Minet, da Le frontiere dell’anima 2006

https://marinaminepoesie.wordpress.com/

Noi siamo sardi di Grazia Deledda

NOI SIAMO SARDI

Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.

Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.

Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell’immensità del mare.

Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.

Noi siamo sardi.

Grazia Deledda

https://it.wikipedia.org/wiki/Grazia_Deledda

Crescere in sè di Fernanda Ferraresso


crescere in sé
come erba e alberi l’estate
accettare per tetto un tramare di foglie
e ali di uccelli nell’ultimo spigolare di note
prima della notte
una semina di sogni la chiara lettura del buio
come un libro da percorrere
senza sfogliarlo senza nemmeno toccarlo
bagnarsi nell’inchiostro della pioggia
dissolversi
in uno sguardo soltanto
saltare a piè pari lungo tutta la terra e
trovarsi aria in tutto il cielo senza nemmeno cercarlo

Fernanda Ferraresso, da Il convitato assente

https://sentieridicartesensibili.wordpress.com/

Spesso un bianco di pagina accoglie di Bonifacio Vincenzi


Spesso un bianco di pagina accoglie
la sera nel canneto e tu torni
come una brezza lieve: ad occhi chiusi
senza voce né tempo nel volo delle rondini
sfociano gli istanti. Pare vero il mio andare
nei tuoi occhi, la corsa per tagliare l’aria
che ci avrebbe accolti. Venne poi la pioggia
a cancellare le tracce, a portarti da sola
all’altro lato della nostra notte.

Bonifacio Vincenzi, da La vita delle parole

https://www.macaboreditore.it/home/index.php/autori/48-bonifacio-vincenzi

Giorgio Caproni, sulla Poesia


«Non ho mai fatto il poeta di professione. Non ho mai capito come lo si possa fare, giacché ho sempre pensato che l’esser poeti sia, prima di tutto, una qualità quasi fisiologica… Non ho segreti di mestiere da svelare, perché per la poesia non ce ne sono, e ognuno sceglie gli strumenti che gli tornano meglio.

Poesia significa in primo luogo libertà: libertà e disobbedienza di fronte a ogni forma di sopraffazione o di annullamento della persona; di fronte a ogni forma di irreggimentazione o, peggio, di massificazione.

Il poeta è un minatore: va giù nelle viscere dell’io e, miracolosamente, torna alla superficie con poche, lucenti, pepite».

Giorgio Caproni, dal discorso tenuto all’Università di Urbino nel 1984, pubblicato poi in “La scatola nera” nel 1996

https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Caproni

Fammi stare nella tua notte di Patrizia Baglione


Fammi stare nella tua notte,
dentro la mia abitano guance
che non si toccano. Lasciami
seduta sul fieno grigio,
a pregare nel silenzio di un
solo istante. Conto carcasse
come anelli di albero –
ad ogni numero superiore
un osso rotto del mio corpo.

Patrizia Baglione, inedito, 12 gennaio 2024

https://www.rplibri.it/2022/06/16/patrizia-baglione/

Una poesia di Gabriella Maleti

foto di Dino Ignani (dal sito Il ramo e la foglia)


La famiglia non era fatta per me.
Ora non ho più rimpianti.
Ho ricordi come braci nella cenere,
come crespe stelle coperte,
e stanno lì, vecchie bestie inorridite.
Non odo passi, né profumi, né
odorosi campi.
Ogni tanto riappare qualcosa allo specchio:
ricordo di piedi nudi che scendono al buio scale
per cercare, vedere da vicino la morte.
“Vai, vai, bambina! Dove sono, tutti?”
La famiglia è lontana, scesa nel buio,
là, immobilizzata da una luce lunare fredda,
è in posizione d’attacco.
Ecco la morte.

Gabriella Maleti

http://www.gabriellamaleti.it/

Conserva il privilegio degli angeli di Silvana Pierini


Conserva
il privilegio degli angeli
le ali
conserva il peso dei giorni calpestati
dei silenzi marci
delle parole appuntite sulle ferite
Conserva la luce bianca dell’amore
la scia feconda di ogni sua onda
nulla qui è fermo
neanche la foglia
che si posa asciutta sull’erba
né ogni lacrima che hai versato.

Silvana Pierini, da Il suono dell’acqua 2023

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L’antica pazienza di Maria Luisa Spaziani


L’ANTICA PAZIENZA

Tu che conosci l’antica pazienza
di scogliere ogni nodo della corda
e allevi un pioppo zingaro venuto
a crescere nel coccio dei garofani,
lascia ch’io senta in te, come la sorda
nenia del mare dentro la conchiglia,
la voce della casa che il perduto
tempo ha ridotto in cenere.
Ma è cenere il pane scuro, sacro,
-quello che alimentavi col tuo soffio,
nel forno buio della guerra- e reca
imperitura in sé la filigrana
dei tuoi ciliegi dilaniati.
L’allegria rialza la sua cresta
di galletto sui borghi desolati,
come il lillà che ti cresce alle spalle
passo a passo, baluardo sul massacro.
Raccoglie ancora e sempre il pigolante
nido abbattuto dal vento di marzo
e ripara le falle della chiglia.
Nessuno è senza casa se l’attende
a sera la tua voce di conchiglia.

Maria Luisa Spaziani

https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Luisa_Spaziani

Buon Natale di Alda Merini


BUON NATALE

A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

Alda Merini

https://it.wikipedia.org/wiki/Alda_Merini

Senza riparo, accogliere la grazia di Anna Maria Curci


La grâce seule peut donner du courage en laissant
la tendresse intacte ou de la tendresse en laissant le courage intact.

(Simone Weil, La Pesanteur et la Grâce)

Senza riparo, accogliere la grazia
tra lo scirocco e il grigio che imperversa.
Cedere al raggio di sole nella pozza:
mischiare acqua piovana e la parola.

«La pena, che è memoria dolorosa»*
dice di sì al portento, riconosce.
Pensa nella sventura, s’inabissa
e riemerge, con licenza di amare.

(*Eschilo, coro dell’Agamennone)

da Insorte, Anna Maria Curci, Il Convivio 2022

lettere migranti anna maria curci

Fuochi di novembre di Attilio Bertolucci


FUOCHI IN NOVEMBRE

Bruciano della gramigna
nei campi
un’allegra fiamma suscitano
e un fumo brontolone.
La bianca nebbia si rifugia
fra le gaggie
ma il fumo lento si avvicina
non la lascia stare.
I ragazzi corrono attorno
al fuoco
con le mani nelle mani
smemorati,
come se avessero bevuto
del vino.
Per lungo tempo si ricorderanno
con gioia
dei fuochi accesi in novembre
al limitare del campo.

Attilio Bertolucci

https://it.wikipedia.org/wiki/Attilio_Bertolucci

Abù Najà di Cipriano Gentilino


ABÙ NAGIÀ

Torno da te
madre mare,
placida e dolente,
sapiente abisso
di lune e dune,
torno dall’oscuro
silenzio stupefatto
del nostro morire.

*Abù Nagià – porto sicuro in arabo.

Cipriano Gentilino

https://gentilino.blog/

L’ULTIMA MUTA DI MICHELE NIGRO


L’ULTIMA MUTA

Non si è che panni appesi
senza corpo a motivare
a muovere i gesti di sempre,

negli armadi del tramonto
immobile, l’ultima muta
lasciata strusciando respiri
su lapidi senza nome
– eco ed ombra di giorni vissuti,
di un presente ancora caldo –

tessuti affezionati al mondo e alla storia
spoglie archiviate dell’umano coprirsi
emanano profumi di azioni terrene
come luce residua di stelle morte,

si spera, così, in crisalidi di tempo
schiuse negli altrove della fede
in assurdi ritorni di fantasia
tra il sogno e il risveglio
sull’alba di un nulla che non perdona.

Michele Nigro

https://www.wikipoesia.it/wiki/Michele_Nigro

Il cane di Lazzaro di Leonardo Sinisgalli


IL CANE DI LAZZARO

Tu sei solo nella notte,
Cammini senza lasciare traccia.
Tu passi senza lasciare odore
Tra i neri tralci di rose
Che m’insanguinano la faccia.
Tu sei un’ombra, le tue spalle
Sono più leggere più vane
Dell’ombra delle farfalle
Sulle acque.
Saprò trovarti col fiuto
Oltre le rosse riviere,
Udrò il tuo corno di soprassalto.
Ti portavo all’aurora
Il primo saluto del giorno,
L’odore di timo sul muso.
Io ti portavo in bocca
I pesci dalle secche riviere,
Le folaghe ferite tra le felci.
Il tuo sangue era più veloce
Delle mie gambe, la tua spalla
Più forte della sbarra
Dove il fiume perde la voce.
Bello e fiero, tu eri
Nuovo da ogni lato
E dritto come le penne
Dello sparviero fucilato.

Leonardo Sinisgalli

https://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Sinisgalli

Quanto errasti maddalena di Rosaria Di Donato


quanto errasti maddalena

audace maddalena
sciogliesti i tuoi capelli
a carezzarmi i piedi
mai seta fu più fine
e profumata
mai lacrime più calde
fruscio d’oriente
quasi geisha
soave fu il perdono
che scivolò nel cuore
che ti (nacque) dentro
a ri-trovare il mare di spuma
e sale (sole) di onde a contenere
i giorni a scan-dire il passo
rinnovato del tuo andare
alla sequela ormai
del redentore
ché quelli che si perdono
trovano dio

Rosaria Di Donato, da Preghiera in gennaio, Macabor 2022

Averlo saputo di Massimiliano Bardotti


Averlo saputo fin da bambino
che certe lacrime non lavano i volti
si consumano lente
e non si può versare una goccia in più
della tristezza che ci è data.
La felicità invece
quella non ha proprio misura
ma di cose così, noi abbiamo paura.

Massimiliano Bardotti, da La disciplina della nebbia, peQuod 2022

http://www.geminoformazione.com/team/massimiliano-bardotti/

Ricordi quel muro di cemento? di Michele Lacava


22.

Ricordi quel muro di cemento?
Spezza l’orizzonte
e ci nasconde il mare.
Eppure i bambini vanno ancora laggiù
a farsi carezze,
a dirsi piccole bugie.
Ricordi quel muro laggiù?
Lo chiamano frontiera,
dicono che divide i popoli:
ma è lì che ti ho dato
il primo bacio.

Michele Lacava, da Le strade dritte sono senza stelle, Inprosa EDIZIONI 2023

https://inprosaedizioni.it/autori/michele-lacava/

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